SULLA DISOCCUPAZIONE
Quando si rimane senza lavoro può succedere di sentire di aver fallito nella vita. Anche se la mansione che si svolge è importante, non è però la sola cosa che conta, ma nel periodo di “stallo lavorativo” in cui si rimane a fermi e in aspettativa, la professione sembra essere l’unica realtà che conta davvero.
Di solito ci si focalizza all’esterno, cercando di trovare nell’immediato una soluzione a questo drammatico problema, si ricercano vari impieghi anche non inerenti alle competenze che si possiedono, l’importante è cominciare a fare qualcosa.
Ancora una volta si pone l’attenzione sul punto sbagliato, su una chimera, ricercandola affannosamente all’esterno invece di indagare le dinamiche interne che hanno dato vita alla situazione (esatto, situazione, non problema).
Il momento richiede forte introspezione poiché la situazione esterna è una proiezione di ciò che sta avvenendo – o che è avvenuto – al proprio interno. Un po’ come la febbre: una volta constatata i processi curativi sono già in moto e la guarigione è già essenzialmente avvenuta. In questa situazione si stanno muovendo alcune dinamiche sottili propedeutiche all’evoluzione
Quando si rimane senza lavoro può succedere di sentire di aver fallito nella vita. Anche se la mansione che si svolge è importante, non è però la sola cosa che conta, ma nel periodo di “stallo lavorativo” in cui si rimane a fermi e in aspettativa, la professione sembra essere l’unica realtà che conta davvero.
Di solito ci si focalizza all’esterno, cercando di trovare nell’immediato una soluzione a questo drammatico problema, si ricercano vari impieghi anche non inerenti alle competenze che si possiedono, l’importante è cominciare a fare qualcosa.
Ancora una volta si pone l’attenzione sul punto sbagliato, su una chimera, ricercandola affannosamente all’esterno invece di indagare le dinamiche interne che hanno dato vita alla situazione (esatto, situazione, non problema).
Il momento richiede forte introspezione poiché la situazione esterna è una proiezione di ciò che sta avvenendo – o che è avvenuto – al proprio interno. Un po’ come la febbre: una volta constatata i processi curativi sono già in moto e la guarigione è già essenzialmente avvenuta. In questa situazione si stanno muovendo alcune dinamiche sottili propedeutiche all’evoluzione dell’individuo che, se colte, rese coscienti e utilizzate, possono contribuire alla sua ascesa rendendolo sereno e in armonia con lo sviluppo della situazione: consapevole dei cambiamenti interni e non succube di essi.
Può succedere che i risultati di questa importante trasformazione tardino ad arrivare. Non importa, non si deve demordere, è possibile che ancora non si è toccato l’apice o non si è vissuto fino in fondo tutto ciò che si deve vivere. A volte la paura prende il sopravvento e blocca i processi di questa meravigliosa ascesa. Questa paura, il più delle volte, non riguarda il fallimento, bensì la paura di splendere oltre ogni misura.
È scientificamente e spiritualmente impossibile che lo “stallo lavorativo” rimanga invariato per sempre, a patto che si lavori su di sé e ci si dedichi profondamente al sentire, con umiltà e spirito di sacrificio.
Potrebbe servire ripetersi ardentemente queste frasi:
«Se sono qui è perché servo a qualcosa, altrimenti non sarei qui.
Padre, indicami la strada da percorrere.»
«Sono a Tua completa disposizione, dimmi Tu cosa devo fare.»
«Non la mia, ma che sia fatta la Tua Volontà.»
Quando questo processo di lavorazione interiore, probabilmente legato al dissolversi di alcuni traumi emotivi e ragionamenti limitanti trascinati dall’infanzia, inerente soprattutto al rapporto con i genitori, si sarà sviluppato e avrà raggiunto il suo apice – stiamo parlando di un tempo indefinito, potrebbero volerci degli anni -, la coscienza si stabilizzerà in una pace che più nessuno potrà portarvi via.
Entrerete in uno stato di Grazia in cui ogni impiego esterno, a cui dovrete dedicarvi, non sarà altro che una parte, seppur essenziale, di ciò che siete e su cui al momento vi state dedicando.
Potrete lavorare per anni in fabbrica, fare il barista o il cuoco, lo scrittore, l’artista o il panettiere, non ha importanza. Ciò che conta è che siete entrati nella Fede di ciò che realmente siete e la vostra mansione principale sarà quella di mantenere il contatto con la vostra essenza, dovunque siete e qualunque cosa facciate, emanando così una sicurezza e una luce che irradierà il prossimo, aiutandolo.
Di seguito troverete un interessante video di Marco Montemagno, dove espone i suoi suggerimenti in merito alla disoccupazione. Lui sicuramente si occupa più della parte pratica, del cosa fare invece del chi essere, ma se si considerano le premesse fatte prima il risultato sarà non solo efficace ma anche risolutivo.
Cosa fare se rimani senza lavoro:
dell’individuo che, se colte, rese coscienti e utilizzate, possono contribuire alla sua ascesa rendendolo sereno e in armonia con lo sviluppo della situazione: consapevole dei cambiamenti interni e non succube di essi.
Può succedere che i risultati di questa importante trasformazione tardino ad arrivare. Non importa, non si deve demordere, è possibile che ancora non si è toccato l’apice o non si è vissuto fino in fondo tutto ciò che si deve vivere. A volte la paura prende il sopravvento e blocca i processi di questa meravigliosa ascesa. Questa paura, il più delle volte, non riguarda il fallimento, bensì la paura di splendere oltre ogni misura.
È scientificamente e spiritualmente impossibile che lo “stallo lavorativo” rimanga invariato per sempre, a patto che si lavori su di sé e ci si dedichi profondamente al sentire, con umiltà e spirito di sacrificio.
Potrebbe servire ripetersi ardentemente queste frasi:
«Se sono qui è perché servo a qualcosa, altrimenti non sarei qui.
Padre, indicami la strada da percorrere.»
«Sono a Tua completa disposizione, dimmi Tu cosa devo fare.»
«Non la mia, ma che sia fatta la Tua Volontà.»
Quando questo processo di lavorazione interiore, probabilmente legato al dissolversi di alcuni traumi emotivi e ragionamenti limitanti trascinati dall’infanzia, inerente soprattutto al rapporto con i genitori, si sarà sviluppato e avrà raggiunto il suo apice – stiamo parlando di un tempo indefinito, potrebbero volerci degli anni -, la coscienza si stabilizzerà in una pace che più nessuno potrà portarvi via.
Entrerete in uno stato di Grazia in cui ogni impiego esterno, a cui dovrete dedicarvi, non sarà altro che una parte, seppur essenziale, di ciò che siete e su cui al momento vi state dedicando.
Potrete lavorare per anni in fabbrica, fare il barista o il cuoco, lo scrittore, l’artista o il panettiere, non ha importanza. Ciò che conta è che siete entrati nella Fede di ciò che realmente siete e la vostra mansione principale sarà quella di mantenere il contatto con la vostra essenza, dovunque siete e qualunque cosa facciate, emanando così una sicurezza e una luce che irradierà il prossimo, aiutandolo.
Di seguito troverete un interessante video di Marco Montemagno, dove espone i suoi suggerimenti in merito alla disoccupazione. Lui sicuramente si occupa più della parte pratica, del cosa fare invece del chi essere, ma se si considerano le premesse fatte prima il risultato sarà non solo efficace ma anche risolutivo.
Cosa fare se rimani senza lavoro:
PROGETTO
Da giugno 2020 centinaia di persone che lavorano su di sé, provenienti da tutta Italia e dall’estero, si stanno organizzando e strutturando per creare la Società del Domani. Non per scontro né per conflitto, ma per amore del Nuovo.
Il Progetto si chiama La Comunità del Futuro
Per saperne di più visita il sito: www.lacomunitadelfuturo.it
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Con Paola Costa, Daniela Castellani, Krizia Addis,
Fabio Iacontino, Andrea Zurlini e Devid Venara
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